Scuola. Verso lo sciopero generale

29904980.jpgDal sito dell’Ansa on-line leggiamo che il fronte sindacale si è compattato per dire “no” al decreto Gelmini che ripristina il maestro unico alle elementari. Tutti uniti o quasi (i Cobas assieme a Cub e Sdl si sono mossi per conto loro indicendo già da tempo una giornata di lotta per il 17 ottobre) i sindacati di categoria (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda) hanno chiamato in piazza i lavoratori della scuola, docenti e non, per il 30 ottobre. Una data decisa stamani dopo aver incassato l’ennesima risposta negativa in sede di tentativo di conciliazione, passaggio ineludibile per la proclamazione di uno sciopero generale. “Non comprendo le ragioni di questo sciopero perché la scuola – ha commentato il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini – ha bisogno di un grande sforzo innovatore e coraggioso di tutti per farla funzionare e non certo per bloccarla”. Ma i sindacati sono di tutt’altro parere, anche alla luce delle dichiarazioni del ministro dell’Innovazione, Renato Brunetta, sugli stipendi degli insegnanti. “E’ una situazione sociale molto pesante”, ha constatato il leader della Flc-Cgil, Guglielmo Epifani. E non aiutano certo “l’attacco e la destrutturazione della scuola pubblica portati avanti dalle politiche governative” dicono i sindacati che hanno deciso di anticipare al 30 lo sciopero dei dirigenti scolastici (inizialmente previsto per il 31) proprio per “costruire il più ampio fronte unitario di protesta”. Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda contestano in primo luogo il ritorno del maestro unico. Ma non solo. Chiedono anche l’apertura di un tavolo negoziale con il Governo in merito al Piano Programmatico per la scuola, il rinnovo del contratto collettivo scaduto nel dicembre 2007, il mantenimento delle prerogative contrattuali “e garanzie contro le incursioni legislative nella disciplina del rapporto di lavoro”, organici di istituto funzionali, stabili e pluriennali per il personale, docente e non, tutele per i precari, anche intervenendo sul “turn over” e sul pensionamento. Intanto, dopo il via libera oggi nell’Aula della Camera al decreto Gelmini su cui nei giorni scorsi il governo ha incassato la fiducia (ora il provvedimento passa al Senato), l’opposizione parla di “giorno triste per la scuola italiana” perché – come ha sottolineato la capogruppo del Pd della commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni – si tratta di “una legge ideologica, inutile e inadeguata ad affrontare concretamente i problemi della scuola italiana”. Se l’opposizione è indignata, per il metodo e il merito del provvedimento, non lo sono meno gli studenti – che domani scenderanno in piazza in tutta Italia per contestare le novità introdotte – i genitori – un gruppo di loro ha indirizzato una lettera aperta a “tutte le mamme e i papà, anche quelli che hanno votato Berlusconi” invitandoli a “pensare a quanto può accadere alla scuola se passa il nuovo decreto” – e gli insegnanti che, come ultima spiaggia, fanno appello a Giorgio Napolitano – attraverso una catena di sms e mail – chiedendogli di non firmare la riforma Gelmini. Si può dire con una certa attendibilità che gli statali sul piede di guerra a sostegno della vertenza per il rinnovo contrattuale. I sindacati del pubblico impiego hanno deciso oggi un pacchetto di iniziative che vedrà un’escalation della lotta: tre scioperi regionali, che si terranno in tre distinte date (al nord, al centro, al sud e nelle isole), a cui, senza risposte dal governo, seguirà uno nazionale. Una protesta che il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, proprio non comprende soprattutto considerando l’attuale situazione economica. “”Dov’é la copertura, con questi chiari di luna? – si è chiesto rispetto alla richiesta di aumentare le risorse per il contratto -. Sta crollando un…. po’ di economia, ma di cosa stiamo parlando?”. Dopo averlo minacciato da tempo, dunque, i sindacati hanno deciso lo sciopero, anzi gli scioperi, perché se tutti confermati saranno complessivamente quattro tra i regionali e quello nazionale. Le date si conosceranno nei prossimi giorni. Presumibilmente quelli regionali si terranno tra ottobre e novembre, mentre lo stop generale prima dell’approvazione della Finanziaria, dunque con molta probabilità a cavallo tra novembre e dicembre. Al termine di una difficile riunione durata oltre quattro ore, Fp-Cgil, Fp-Cisl, Fpl-Uil e Uil-Pa sono riuscite a trovare una posizione unitaria, dopo che nei giorni scorsi erano emerse alcune differenziazioni. Hanno chiesto un tavolo a Palazzo Chigi di tutte le controparti pubbliche (oltre il governo, le Regioni e i Comuni), ribadendo anche che le risorse previste dal governo sono insufficienti. Hanno puntato il dito pure contro le “proposte di superamento del contratto per le autonomie locali e la sanità” e l’ “elargizione unilaterale dei benefici contrattuali”. Nel mirino anche i tagli alle risorse della contrattazione integrativa, previsti dal decreto che ha anticipato prima dell’estate la manovra economica, che – dicono – comporterà una riduzione in busta paga fino a 800 euro. Quanto alla richiesta di un tavolo a palazzo Chigi, Brunetta é stato categorico. “Il governo – ha detto – non deve incontrare i sindacati per fare i contratti. C’é l’Aran (che proprio oggi ha convocato i sindacati per il prossimo 14 ottobre, ndr.) che è l’agente contrattuale e che hanno voluto i sindacati”. In passato, ha rilevato ancora, l’agenzia “veniva ‘bypassata’ dal governo, e questo era un male. Il governo quello che doveva fare l’ha fatto approvando la Finanziaria”. Secondo Brunetta, invece, il contratto potrebbe farsi in 15 giorni, mentre il sindacato dovrà spiegare ai suoi iscritti “perché chiede lo sciopero”. “Conosco il sindacato, per questo non capisco lo sciopero con 6 miliardi a disposizione (3 miliardi per lo Stato e altri tre per il resto della pubblica amministrazione). La trattativa è partita all’Aran, si pagherà l’indennità di vacanza contrattuale a dicembre e, se non sarà concluso il contratto, a gennaio ci sarà il 90% di remunerazione rispetto all’inflazione programmata. Non capisco questa attitudine conflittuale, a meno che non abbia una voglia di sciopero psicologico, ma in questo caso io non posso fare nulla. Forse – si è domandato – abbiamo eliminato qualche rito?, qualche nottata? ma sinceramente – si è quindi risposto il ministro – io la notte dormo e non voglio fare la nottata con i sindacati per i contratti”. Infine, nuovo motivo di polemica la decisione di Brunetta di mettere online il verbale della riunione Aran-sindacati di martedì scorso. Un fatto “scorretto e ai limiti della legalità”, secondo la Fp-Cgil, che avanza una provocazione: l’istituzione di una sala stampa all’Aran per seguire in diretta la trattativa.

Scuola. Verso lo sciopero generaleultima modifica: 2008-10-10T00:01:00+02:00da pace2005
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2 pensieri su “Scuola. Verso lo sciopero generale

  1. Le riforme della Gelmini sono ottime. E’ senza dubbio il mioglior ministro della pubblica istruzione dai tempi di Gentile.

    Le solite resistenze sindacali sono la prova del 9 della bontà delle iniziative intraprese.

    Ministro vada avanti, gli italiani di buon senso sono con Lei!

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