Mondragone (Ce). Al Liceo Galilei un convegno su don Peppe Diana a 20 anni dell’uccisione.

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Mondragone (Ce). Venti di cambiamento. A 20 anni dall’uccisione di don Peppe Diana.

 di Antonio Rungi 

Venti anni fa veniva ucciso dalla camorra, don Giuseppe Diana, nella parrocchia di San Nicola di Bari in Casale di Principe (Ce), mentre si accingeva a celebrare la santa messa del mattino, alle 7,25 veniva barbaramente ucciso da un killer, con quattro colpi di pistola, nella sagrestia. Era il 19 marzo 1994, solennità di San Giuseppe e suo giorno onomastico.

Per ricordare questo tragico avvenimento, mercoledì, 19 marzo 2014, in coincidenza del martirio di don Peppe Diana, a Mondragone (Ce), come in tanti altri comuni della Campania, è stato organizzato un convegno di studi nelle scuole superiori statali. “Venti di cambiamenti. A 20 anni dall’uccisione di don Peppe Diana, vittima della camorra”. I due istituti interessati al Convegno, promosso dall’Associazione Libera e dal Comune di Mondragone, sono il Liceo Scientifico Statale “G.Galilei” e l’IS.I.S.S. “N. Stefanelli”. Coinvolti nel progetto del giorno della memoria dell’eroico sacerdote casalese, sono oltre 2000 studenti e circa 200 docenti. 

Molte le autorità presenti e diversi gli interventi che ci saranno nel corso del Convegno che si terrà nell’Auditorium del Liceo Scientifico il giorno 19 marzo 2014, mercoledì, con inizio alle ore 8,30.

In particolare interverrà il dott. Federico Cafiero de Raho, Procuratore Capo della Procura di Reggio Calabria.

Tanti i nomi che hanno assicurato la loro partecipazione: Massimiliano Noviello, familiare delle vittime innocenti della camorra e imprenditore sotto scorta; Serena Simonetta Lamberti, familiare delle vittime innocenti delle mafie; Augusto Di Meo, testimone oculare dell’assassinio di don Peppe Diana; Paolo Miggiano, giornalista, autore di “A testa alta”. F.Del Prete: una storia di resistenza alla camorra; Paolo De Chiara, giornalista ed autore de “Il coraggio di dire no”. La storia di Lea Garofalo.

Il Comune di Mondragone sarà rappresentato dal Sindaco, dottor Giovanni Schiappa e dall’Assessore comunale alla legalità e all’ambiente, dottor Benedetto Zoccola

Il convegno sarà introdotto dai saluti dei due dirigenti scolastici: professore Giorgio Bovenzi, del Liceo Scientifico Galilei, e professoressa Nunzia Gallozzi, dell’ Isiss Stefanelli di Mondragone.

La presenza della chiesa è assicurata da tre rappresentanti del clero locale: monsignor Franco Alfieri, Vicario generale della Diocesi di Sessa Aurunca; don Roberto Guttoriello, Vicario foraneo di Mondragone; don Lorenzo Langella, referente dell’Associazione Libera di Mondragone.

Modereranno i lavori i professori: Silvio Macera del Liceo Galilei e Pietro Ciriello dello Stefanelli.

Di don Peppe Diana e su questo sacerdote hanno scritto di tutto e di più. Significativo è quello che scrive don Luigi Ciotti, fondatore di Libera:  “Don Giuseppe Diana è una voce che predicava e denunciava, che ammoniva ma sapeva anche sostenere. Che sapeva uscire dalla sacrestia e scendere dall’altare per andare incontro alle persone, rinnovando un’autentica comunione. Che fosse con i giovani dell’Agesci, con i suoi parrocchiani o con tutti i suoi concittadini, in quella terra bella e amara con la quale aveva sempre voluto conservare un intenso legame e una tenace presenza. Un prete coraggio, avrebbe al solito scritto qualche giornale, sino ad allora disattento al faticoso e quotidiano impegno che in tanti portavano avanti in quei territori di frontiera. Un prete di strada, secondo una definizione che rischia ormai di diventare stereotipo. Invece don Peppino era un prete e basta. Semplicemente un uomo di Chiesa, come ebbe modo di ribadire, quando lo etichettavano sbrigativamente «prete anticamorra».

Don Giuseppe Diana nasce a Casal di Principe, da una famiglia di proprietari terrieri. Nel 1968, avvertita la vocazione al sacerdozio, entra ne seminario di Aversa per iniziare il cammino sacerdotale. Vi frequenta la scuola media e il liceo classico. Successivamente intraprende gli studi teologici nel seminario dei Gesuiti di Posillipo a Napoli, sede della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale.

Qui si licenzia in Teologia biblica e poi si Laurea in Filosofia presso l’Università Federico II di Napoli.

Nel 1978 entra nell’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (AGESCI), dove fa il caporeparto. Nel marzo 1982 è ordinato sacerdote.

Viene nominato assistente ecclesiastico del Gruppo Scout di Aversa e successivamente anche assistente del settore foulard bianchi.

Dal 19 settembre 1989 è parroco della parrocchia di San Nicola di Bari in Casal di Principe, suo paese nativo. Viene scelto quale segretario del vescovo della diocesi di Aversa, monsignor Giovanni Gazza.

Insegna materie letterarie presso il liceo, legalmente riconosciuto del seminario Francesco Caracciolo, nonché religione cattolica presso l’istituto tecnico industriale statale Alessandro Volta e l’Istituto Professionale Alberghiero di Aversa.

Ha una spiccata vocazione al sociale e la sua azione educativa espletata tra i giovani, ben disposti a dare una svolta alla realtà sociale della loro terra, li segue con particolare cura di pastore ed educatore. Don Peppino, infatti, cercava di aiutare la gente a riscattarsi dalla loro condizione di paura e di dipendenza dai poteri occulti e illegali del territorio, che frenavano ogni progresso civile, culturale, umano, sociale e spirituale.

Lo scritto più noto di don Peppe Diana, firmato insieme a tutti i confratelli sacerdoti della Forania di Casale di Principe, è la nota lettera del Natale 1991, “Per amore del mio popolo non tacerò”, titolo tratto dal Profeta Ezechiele, inviata a tutti i fedeli di Casale.

Un manifesto dell’impegno contro il sistema criminale operante ed incisivo sul gterritorio: «Siamo preoccupati. Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra. Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione”. Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.

Facendosi carico delle responsabilità morali e spirituali che competono ai sacerdoti, pastori di anime, nel documento si legge:

Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno. Dio ci chiama ad essere profeti.

Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele 3,16-18);

Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43);

Il Profeta invita a vivere e lui stesso vive, la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23);

Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5)

Coscienti che “il nostro aiuto è nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il quale “al finir della notte si ritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che è la fonte della nostra Speranza.

Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”.

Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa.

Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili (Lam. 3,17-26).

Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno».

L’attualità di questo messaggio è ancora vivo. Di questo impegno si sono fatto carico tutte le istituzioni, cattoliche e laiche, che credono fermamente nel riscatto del territorio, oggi Terra dei fuochi, ma da un bel po’ terrà do omicidi e di massacri di ogni tipo. Una terra che vuole riscattarsi anche attraverso la voce profetica di preti e sacerdoti come don Peppino Diana e tanti altri che continuano il loro servizio alla verità, alla giustizia sociale, alla dignità della persona umana, senza paura di essere eliminati, forti di quella parola Gesù: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt, 10,28).

Papa Francesco ricorda infatti di farci rubare la speranza. E lo fa rivolgendosi particolarmente ai giovani dell’Italia e del mondo. Sono i giovani, le nuove generazioni, se vorranno, a dare un nuovo impulso e slancio di moralità ed onestà sul territorio campano ed italiano, dove spesso la delinquenza comunque ed organizzata uccide le speranza e azzera ogni possibilità di rinascita morale, sociale ed economica. Le organizzazioni criminali sono la morte dell’Italia.

Il 25 aprile 2006, a Casal di Principe, nasceva ufficialmente il Comitato don Peppe Diana con lo scopo di non far dimenticare il martirio di un sacerdote morto per amore del suo popolo e di fare avanzare un vero riscatto civile e morale di Casale e dell’intera nazione italiana, anche nel nome di questo nuovo martire delle mafie.

 

Mondragone (Ce). Al Liceo Galilei un convegno su don Peppe Diana a 20 anni dell’uccisione.ultima modifica: 2014-03-16T23:31:43+01:00da pace2005
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